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Quella relazione speciale che lega Italia e Germania

CORRIERE DELLA SERA – 21.05.2019

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La Germania è il primo partner commerciale per l’Italia, con flussi economici che superano i 128 miliardi di euro nel 2018. Un dato in costante crescita.


Il rapporto tra Italia e Germania in ambito politico è spesso sotto i riflettori, con una declinazione tendenzialmente negativa. Immigrazione e vincoli di bilancio sono i temi più dibattuti, purtroppo spesso accompagnati da reciproci luoghi comuni. Se la relazione tra i due Paesi venisse, invece, inquadrata in una cornice più ampia come quella economica, potremmo constatare una realtà ben diversa e cioè una vera «relazione speciale» basata su un interscambio economico da record. La Germania è il primo partner commerciale dell’Italia, con flussi economici di oltre 128 miliardi di euro nel 2018.

Un dato in costante crescita, che registra oggi il suo massimo storico. Come riferimento, questo valore è pari alla somma dell’interscambio italiano con Spagna più Francia ed è superiore alla somma di quello con Stati Uniti più Cina. Si tratta di flussi commerciali generati in particolare da realtà manifatturiere. Sono le Pmi delle regioni del Nord Italia e le aziende del Sud della Germania (ad es. Baviera e Baden Württemberg), operanti prevalentemente nei settori denominati “4A”: Automazione, Abbigliamento, Alimentare, Arredamento. Una “catena del valore” condivisa, stabile e consolidata, che genera posti di lavoro, gettito fiscale e benessere sociale. Le ragioni di questa proficua simbiosi sono essenzialmente tre: una storia industriale condivisa, una tessuto imprenditoriale simile e una struttura economica dello stato sociale affine. Dal punto vista storico, la vicinanza tra le culture imprenditoriali dei due Paesi ha origini lontane. Come non ricordare i primi passi mossi dai grandi capitani d’impresa italiani proprio in Germania, come ad esempio Giovanni Battista Pirelli nelle acciaierie Krupp, il giovane Fulvio Bracco negli istituti di ricerca della Merck o l’inizio della grande internazionalizzazione del gruppo Ferrero proprio in Germania.

Una simile relazione si ha oggi anche nei servizi finanziari. La Germania è diventato il mercato estero più rilevante in Europa per Generali e Unicredit, così come l’Italia lo è diventato per Allianz e Deutsche Bank. Ma anche dal punto di vista della cultura d’impresa, oggi, i due Paesi risultano molto simili. Il tessuto industriale tedesco è infatti caratterizzato da un’elevata presenza di Pmi con intensa vocazione all’esportazione, esattamente come gran parte di quello italiano. Il loro ruolo relativo incide nell’economia della Germania in modo simile e rilevante a quello delle Pmi nell’economia italiana. E per finire, i due Paesi, sin dall’immediato dopoguerra, hanno condiviso quell’idea di «economia sociale di mercato» che si esplicita nel loro Welfare State: istruzione, previdenza e sanità pubblica sono alla base di valori sociali condivisi. In quel periodo, la collaborazione politica tra De Gasperi e Adenauer ebbe impatti importanti sulla nostra crescita economica. Il rapporto tra Italia e Germania ci appare, quindi, oggi un po’ dicotomico, da una parte le solide relazioni economiche e manifatturiere tra i due Paesi e dall’altra le relazioni politiche, a volte sofferenti. Dovremmo, quindi, adoperarci per dissolvere questa dicotomia politica ed economica: la «relazione speciale economica» tra i due Paesi può contaminare positivamente ed essere da stimolo per quella politica. Soprattutto alla luce delle comuni sfide europee del prossimo futuro.